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  • Casina del Cavaliere

In Contrada Cavaliere Bosco, esiste ancora una struttura medioevale risalente ai Padri Benedettini, la Casina del Cavaliere.

La Casina del Cavaliere

Il grande latifondo noto come vigna del Cavaliere, fu dono di Simone di Policastro al Monastero licodiese, nell'atto della sua fondazione nel 1442. Nel 1346, la donazione venne ufficializzata con atto notarile, e altre terre furono aggregate alle pertinenze benedettine. Si rese così necessaria la costruzione di un edificio per l'accoglienza dei monaci nell'esercizio giornaliero delle attività spirituali ed agricole. La "Casina" era rettoria dipendende dall'Abbazia licodiese. I suoi ambienti erano composti da ampi cortili con cisterne, spazi d'uso abitativo, locali destinati a deposito di attrezzi e bestiame, oltre al palmento e al frantoio. Della Cappella rimane solo il ricordo a causa della sua quasi completa demolizione. Con le leggi soppressive del 1866, il feudo del Cavaliere e la Rettoria vennero scorporati ai Padri Benedettini e divennero proprietà dello Stato. Nel capitolo VII dei "I Viceré" di Federico De Roberto, si narra che la Rettoria e parte della vigna divenne proprietà di Don Blasco Uzeda, ex monaco benedettino secolarizzato, che grazie ad un prestanome riuscì a comprare la proprietà, mantendendo l'ufficio della cappella, lavorando la terra e creando una casa di villeggiatura. In tal modo, diceva, la proprietà è come fosse rimasta dei Benedettini. Per lungo periodo, la grande struttura cadde in rovina e abbandono. Il reimpiego a frantoio e palmento, la traformazione di molti ambienti in depositi e stalle, causò la perdita di numerose testimonianze dell'epoca benedettina.

Nel 1968, la Rettoria Benedettina e parte del feudo vennero acquisite dalla famiglia Abate, che nel 1974 iniziò a restaurare l'edificio, per creare nei suoi ambienti un ristorante. Benché lontano dalla funzione originaria, questo nuovo impiego ha permesso la tutela, la conservazione dell'edificio, e del valore storico che rappresenta per la comunità.

  • Palazzo Ardizzone

Il Palazzo Ardizzone è uno degli edifici nobiliari più antichi della città. L'ala antica risalirebbe alla fine del seicento. Durante il settecento, venne edificata la seconda ala, la cui facciata, in pietra bianca, in stile "Umbertino", venne completata sul finire del secolo XIX. Il palazzo racchiude due corti. La corte maggiore è di rappresentanza, comprende le due parti del palazzo, l'originale e la moderna. Vi si accede tramite il portale lavico sulla Piazza Regina Elena. Dopo il vano porticato, sormontato dalla scala in muratura che conduce al piano superiore del palazzo seicentesco, si apre l'aria della corte, con cisterna centrale, ed eleganti mostre di portali in pietra bianca, finemente decorati. La seconda corte, rustica, interna al palazzo moderno, era adibita a frantoio, con la grande macina in pietra lavica, era circonscritta dai depositi e dalle stanze della servitù. La zona abitativa, è caratterizzata dalle delicate pitture e dagli stucchi che decorano i soffitti. L'edificio ospitava tra le sue mura il Museo Etno-antropologico, provvisoriamente spostato, in attesa di definitiva sede.

  • Palazzo Bruno

La Torre di Palazzo Bruno

Il palazzo, interessante dimora signorile, appartenuto alla facoltosa famiglia licodiese dei Bruno, fu edificato tra la fine del secolo XVIII e gli inizi del XIX. L'edificio occupa una vasta aerea. Il portale principale, in pietra lavica,con un interessante mascherone grottesco, si apre su via Vittorio Emanuele, mentre il resto della casa si articola, nei suoi vari ambienti, in direzione dell'antico quartiere delle Caselle. Dalla via Stefania Senia, è possibile ammirare la massiccia facciata e la grande terrazza, su cui si staglia l'elemento caratterizzante del palazzo, la torre, creata, su modello della torre normanna, durante l'ottocento, epoca delle riviviscenze medioevali. Sempre sulla stessa via si ammira un altro portale lavico, sormontato dall'insegna del Santissimo Sacramento, che conduce alla Cappella privata della famiglia. All'interno dell'edeficio si trova l'antico fercolo di San Giuseppe, risalente al '600, con cui veniva portato in processione il Patrono.

  • Palazzo Spina

La "Casa da Camarra", è un interessante costruzione del secolo XVII, unico esempio di edilizia civile dell’epoca nella zona. Distingue l'edificio, a due piani, la grande terrazza, prospiciente sulla via Vittorio Emanuele, un tempo arricchita da vasi in terracotta.