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Chiesa Madre

Chiesa Madre SS. Crocifisso

 

La chiesa Madre di Santa Maria di Licodia è diretta erede dell'antica abbazia benedettina e di conseguenza è custode di gran parte del patrimonio artistico accumulato dall'istituzione monastica.
Tra le opere più significative in essa contenute, ricordiamo le statue lignee di Santa Gertrude la Grande, San Benedetto Abate e San Giuseppe, un crocifisso ligneo policromo tardo-medioevale di scuola siciliana, una statua lignea di San Luigi, e opere pittoriche di M. Desiderato e G. Rapisarda. Nel 1974 è stata trafugata la statua lignea medievale di Santa Maria di Licodia.

Intitolata al Santissimo Crocifisso, è l’edificio più importante e caro ai licodiesi. In quanto Chiesa Matrice, svolge un ruolo fondamentale per la vita religiosa cittadina. La chiesa ha origini molto antiche, sicuramente basso medioevali, si suppone che l'originario luogo di culto sia infatti d'origine bizantina. Le prime fonti datate risalgono al 1143, quando il conte Simone di Policastro donò la Chiesa di Santa Maria e il monastero annesso al monaco Geremia. Nel 1205, il monastero veniva elevato al rango abbaziale e la chiesa di Santa Maria, secondo disposizioni del Vescovo Ruggero, veniva eretta chiesa sacramentale. L'attuale edificio conserva le caratteristiche dovute agli interventi dell'abate Giacomo de Sorris nel 1344, che conferirono all'edificio l'aspetto e il ruolo di una "Ecclesia munita" (Chiesa fortezza). Nel 1453 la chiesa, venne restaurata e ingrandita secondo il piano di rinnovamento attuato dall’abate Giovanbattista Platamone. Ulteriori interventi si ebbero nel 1640 con l'abate Caprara e nel 1724. Nel 1743 affiancata alla chiesa monastica di Santa Maria, venne eretta, la Chiesa del Santissimo Crocifisso o Santissimo Salvatore, a spese dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e delle Anime Purganti, provvista di una cripta idonea al seppellimento dei confrati defunti e dei cittadini. Nel 1754 il vescovo Pietro Galletti, concedeva al monastero la facoltà di elevare a parrocchia la Chiesa del Santissimo Crocifisso.

Tra il 1831 e il 1856, la Chiesa del Santissimo Crocifisso, per venire incontro alle esigenze della crescente popolazione, venne ingrandita e negli stessi anni, seguendo il progetto di rinnovo, abbellimento e armonizzazione del centrale piano della Murame, fu ideata una facciata che unificasse esteriormente le due chiese.

In seguito alla soppressione degli ordini monastici, il monastero e la chiesa monastica, ridedicata a san Giuseppe in seguito alla proclamazione a Patrono avvenuta nel 1876, divenne proprietà del comune. Nel 1879 venne riaperta al culto, ma restò proprietà del comune fino al 1905, quando venne concessa alla chiesa del Santissimo Crocifisso a condizione che le due navate fossero unite. Questo avvenne mediante l’apertura di tre archi nel muro mediano nel 1919, originando così una tipologia atipica per l’impianto chiesastico, le due navate.

Tra le opere principali conservate nella chiesa di ricordano i dipinti San Leone Taumaturgo che sconfigge il mago Eliodoro di Matteo Desiderato del XVIII secolo, e la Sacra Famiglia di Giuseppe Rapisardi del 1841, e il simulacro del Patrono San Giuseppe